6 [junius 1638]
Fu la processione al Thein, dove si fece la comedieta solo su la piazza
all’ultimo altare.
M’invitorno ben per tempo assai i cittadini in casa del primas a desinare,
come fece anche il colonello Lissau [Jan z Lisova], ma io non
stetti con alcuno, ma tornai a mangiare in casa. Feci solo la processione,
non cantai anche la messa, il che risolsi di far poi similmente nelle
altre chiese.
7 [junius 1638]
S’attaccorno questa notte dal [Francesco] Visinteiner i nostri
cedoloni, col decreto della publicatione ordinata dall’Aldringher [Johann
Marcus] sotto immediate, in 16 luoghi, et perché dubitassimo che
i studenti facilmente li stracciariano di nuovo, ne lasciassimo il Visinteiner
con qualche gente armata di moschetti in guardia almeno di quella che
era attaccata alla Carolina. Qui sopra ricercai il capitano del castello
che dovesse farli custodire dalli suoi. Alla Carolina comparvero i studenti
in truppa di quasi 30, tutti con pistole sotto i mantelli, sino la 3a
volta, ma vedendo la risolutione delli nostri difensori, non ardirno
stracciare niente, con tutto ciò temendo il Visinteiner che finalmente
lo soprafacessero, dimandò prima in agiuto qualcheduno di casa, e se
gli mandorno i gentilhuomini a cavallo, con i quali s’assicurò, levò
però verso il tardi il cedulone, et io gli ordinai che, riattaccandolo,
lo lasci pure poi senza guardia et alla discretione delli studenti.
Fu la processione a S. Tomaso qual feci io. Restassimo poi a desinare
dal principe [Wenzel Eusebius] di Lobcovitz, il quale haveva
invitato anche delle dame sue parenti. Doppo pranso si giuocò un puoco
a reversina con le dame, il principe intanto col suo buon rausch era
assai familiare con le altre, e dal suo oratorio buttò sino in chiesa
delli merangoli.
8 [junius 1638]
Feci io stesso la processione a S. Henrico in Città nuova, e restassimo
a desinare col signor Wilhelmo di Colobrat [Wilhelm Albrecht von
Kolovrat] vicino alla Carolina, d’onde i studenti havevano di già
stracciato via il mio cedolone, sì come anche dalla chiesa del collegio,
e messo in vece una loro protesta, quale | [141] attaccorno
anche per tutto sopra i miei ceduloni, et perché ciò fu fatto puoco
prima che io tornassi a casa, per tanto io nel passare feci dal Christoforo
che era a cavallo levar giù quella della Carolina, et i studenti attorno
lo lasciorno fare, ma subito passato io, ne attaccorno un’altra. Al
ponte nel tentare il medesimo, un giesuita messe la mano alla briglia
del suo cavallo, e la guardia se gli oppose, ma pure egli la levò, e
misser Giacomo stracciò un puoco di barba al caporale. Io stesso viddi
il giesuita andarsene al collegio al venir mio con 7 studenti che havevano
pistole sotto i mantelli. Et quelli partito io, stracciarno poi subito
il mio cedulone et attaccorno la protesta loro. Scrissi dunque, di paura
che non nascesse qualche tumulto tra studenti et i miei, una polizza
al burgravio [Adam von Waldstein], acciò prohibisca le insolenze
loro, e che se hanno a protestare niente, lo faccino avanti il giudice,
come è il dovere, et non con questi termini irreverenti publici. Egli
diede subito ordine che né loro né i miei dovessero andare attorno con
arme prohibite, con tutto ciò* non lasciorno girar attorno la notte
in truppa di 40 et più, accompagnati da 4 giesuiti medesimi.
Erano inanzi s’affiggessero i cedoloni stati col scomunicato [Leopold
Maior] appresso l’Aldringher [Johann Marcus], e volevano
suspendesse la publicatione, almeno sino al ritorno del [Jaroslav
von] Martinicz che era alli beni, altrimenti insinuavano di voler
protestare, et il scomunicato offeriva ben qualche accommodamento, ma
conditionato senza pregiudicare alle ragioni dell’università, e dell’assolutione
havuta dal nuntio [Malatesta Baglioni].
9 [junius 1638]
Si fece la processione appresso i giesuiti, alla quale non intervenni.
Mandai bene al burgravio [Adam von Waldstein] che era ivi con
tutti i luogotenenti acciò se appariva ivi la protesta de’ giesuiti,
puotessi senza tumulto rimettere anche il mio cedulone, ma non occorse,
perché i giesuiti havevano levato di già la protesta. Ma in vece lasciorno
pur andare publicamente con la candela in mano in processione il scomunicato
[Leopold Maior]. Ho dato parte al [Maximilian von]
Trautmanstorff di tutto il seguito acciò non sia preoccupato dalli giesuiti.
10 [junius 1638]
Alle 8 si cantò messa nella metropolitana [S. Veit] e feci
la processione io, essendo le stationi a S. Wenceslao, S. Adalberto,
S. Georgio, e Tutti i santi. Poi s’andò al Strahoff, et ivi di nuovo
feci la processione, recitandosi quasi a tutti li altari. Restassimo
ivi a desinare, anche l’Aldringher [Johann Marcus]. Inanzi
il mangiare il burgravio [Adam von Waldstein] gli [Caspar von Questenberg]
comunicò la risolutione dell’Imperatore [Ferdinand III.] sopra
la sua differenza col conte [Jaroslav] di Martinicz per quel
abcedario, che era, che Sua Maestà voleva, con l’autorità sua, sopita
tutta questa cosa, senza che se ne parlasse mai più, e che si levassero
anche dalla cancelleria | tutte le scritture in questo genere.
Havendo l’Aldringher mandato questa sera attorno il mio cursore di casa
a citare il scomunicato [Leopold Maior], et i giesuiti, il
primo gli serrò la porta in faccia, appresso li altri subito alla casa
di Sassonia uno studente gli diede un schiaffo e gli corse dietro con
la spada sino dentro la casa del dottor Rafaelle [Mnišovský].
I giesuiti poi al tardi s’offerirno di accompagnarlo per sicurezza sino
alla mia casa, et pure prima non volsero credere tal insolenza dal loro
scolare, perché la negava francamente.
11 [junius 1638]
Ho scritto un viglietto al signor burgravio [Adam von Waldstein]
ricercando i luogotenenti per un rimedio alla insolenza del caso di
hieri. I quali in risposta mi fecero intimare dal segretario che dovessi
inhibire alli miei d’andare attorno armati e dar occasione alli tumulti,
che contravenendo tanto arrestaranno i miei quanto li altri. E che fanno
dire il medesimo alli giesuiti, et massime che debbano castigare quel
scolare [Leopold Maior], io però mi* rissentii col segretario
perché prima m’intimano quella inhibitione, dove dovevano prima assicurarmi
del remedio da me ricercato.
Il signor Peittingher [Christoph Peutinger] fu nominato dall’Imperatore
[Ferdinand III.] all’auditorato di ruota con conditione che
non accettasse agentia alcuna; il nuntio [Malatesta Baglioni]
faceva instanza acciò venisse nominato appresso ancora un’altro per
lasciare l’elettione al Papa [Urban VIII.].
È morta in Vienna la signora [Anna Katharina] di Heissenstein.
12 [junius 1638]
Ho fatto con un decreto intimare alli giesuiti, et a tutti i miei parochi,
che non debba più alcun de’ giesuiti predicare dentro Praga che nelle
chiese loro proprie, et ciò per il puoco rispetto mostrato verso il
Papa [Urban VIII.] e me. Et ordinato insieme che al Thein predicasse
il padre guardiano de’ cappucini [Markus von Wangen], a S.
Gallo uno del Strahoff; a S. Castulo, e Fate ben fratelli due miei alunni;
a S. Wenceslao di* Parte* piccola* doveva provedere il sacristano della
metropolitana medesimo come paroco ivi.
Ho risposto all’Imperatore [Ferdinand III.] che m’haveva ricercato
se fossi contento di risiedere in Roma, et come in tal caso potessi
esser provisto del mantenimento, e restare l’arcivescovato ben governato.
Che farò ogni volta quanto commandarà Sua Maestà, come non dubito che
faria anche monsignor vescovo di Vienna [Anton Wolfrad] assai
meglio provisto di mezzi. Ma che bisognaria che io rinuntiassi l’arcivescovato,
ritenendomi Thein [Týn nad Vltavou], Recitz [Červená Řečice]
e Rosmital [Rožmitál pod Třemšínem]; e di più tanto l’Imperatore
quanto [Philipp IV. von] Spagna mi dessero annualmente rimessi
in Roma 6.000 scudi per uno, et quelli non assegnati sopra la camera
et ambasciate, ma sopra beni o denari del sale certi, et pensioni o
beneficii nel regno di Sicilia. Et anticipatamente per mettere in ordine
la casa 20.000 scudi. Dimando però che prima si trovi ripiego a stabilire
la giurisdittione ecclesiastica nel regno, tanto sin adesso contrastata
a me, che poi trovarò ben a proponere chi saria | [142] a proposito
per resignarli l’arcivescovato.
13 [junius 1638]
Essendo andato doppo la messa alli cappucini, vi trovai monsignor [Johann
Marcus von] Aldringher che haveva invitato là a desinare alcuni
prelati regolari, et il Bartolomeo de’ Pauli, onde mi risolsi di restare
con loro, e giocassimo poi sin alla sera a zoni nel giardino del Slabata
[Wilhelm von Slavata]. I giesuiti né il scomunicato [Leopold
Maior] volevano comparire alle sue citationi, allegandolo per incompetente
eo quod excesserit limites suae commissionis, massime il scomunicato,
pretendendo non essere scomunicato come assoluto dal nuntio [Malatesta
Baglioni]. E non si sottoscrivevano più nominatim, ma sub titulo
universali universitatis, il che l’Aldringher non volse menar buono
a loro, ma li citò nominatim tuttavia.
14 [junius 1638]
Fu da me il padre [Martinus] Santino, preposito della casa
professa, col predicatore di S. Wenceslao, supplicando che io voglia
restituire a loro quella cathedra, come a* non colpevoli dell’eccesso
delli altri del collegio et dell’università.
Doppo pranso mandorno i luogotenenti a comunicarmi un memoriale del
rettore [Georgius Meridies] et università, dove si dolevano
qualmente si sentiva che io volessi per forza mettere in arresto il
scomunicato [Leopold Maior], al che s’opporriano senz’altro
anche per forza, che perciò si debba rimediare. Et che ciò era stato
dalli miei ministri pratticato già un’altra volta. Risposi che questa
è fintione loro, che io non ho mai pensato tal cosa, e neanche puotrei
farlo stando hora la causa nelle mani del Papa [Urban VIII.].
Sì come anche in quell’altro caso che allegano, non ho fatto niente
io, ma il commissario del nuntio [Ciriaco Rocci], e fu nella
materia del pasquillo del [Johann] Procopio.
Hier sera don Avanzo [Petrus d’Avans] fece il solito banchetto
che fanno i gentilhuomini et officiali della prima tavola, ma lo fece
con tanta solennità che addobbò la loggia del giardino, vi messe delle
frasche, pitture, inventioni di merangoli et colombe attaccate in aria,
et trattò da sposo. V’intervennero de’ forastieri il suffraganeo [Simon
Brosius Horstein], decano [Andreas Kocker], prior dell’hospedale
[Vincenzo Leporio], in vece del colonello von der Stiegen [Maximilian
von Steegen] il Gerstorff [Nikolaus von Gersdorf] et un
suo nipote. Io e’l padre [Valeriano] Magno andassimo solo a
vedere l’apparecchio, però ci haveva invitato solennemente. I giesuiti
hanno appellato dal subdelegato [Johann Marcus von Aldringen] al nuntio
et occorrendo al Papa eo quod eccesserit limites commissionis et sit
partialis. I capi della loro protesta erano: Quod contra facultatem
ipsi concessam definiverit in puncto principali; Quod hoc fecerit universitate
nec citata nec audita, quae tandem declaraverat, alias Leopoldum non
incurrisse excomunicationem; Quod sciendo a nuntio absolutum, tandem
denuo | inauditum et non contumacem excomunicatum declaraverit. Per
la vigilia di S. Vito ho cantato io il vespro e’l matutino; i luogotenenti
presenti parte hanno dormito sempre, parte ciarlato tanto forte, che
realmente non parevano essere in domo orationis. Si diede, finito il
matutino, a baciare la reliquia di S. Vito in una testa sua d’argento.
I luogotenenti hanno havuto ordine d’appostare i carri per la venuta
dell’Imperatore [Ferdinand III.]. È corsa voce come che il
duca di Lorena [Karl IV. von Lothringen] havesse liberato il
Giovanni de Werth et Enchefurt [Adrian von Enckevoert], mentre
venivano da franzesi condotti da Nancy in Francia. (Non si verificò
poi).
15 [junius 1638]
Il principe d’Eckenberg [Johann Anton von Eggenberg] pretendeva
in Roma che il giorno della entrata sua [Francesco] Barberino
lo dovesse levare di casa per condurlo al Papa [Urban VIII.], essendosi
usato questo termine da [Scipione] Borghese col vescovo di
Bamberga [Franz von Hatzfeld] e principe [Paolo] Savelli;
item che don Tadeo [Barberini] come generale della chiesa vada
con la cavalcata.
Da corte non danno più all’ambasciator cesareo [Scipione Gonzaga]
in Roma il titolo di consigliero segreto. I padri zoccolanti anche doppo
il capitolo già finito hanno a mia instanza rimandato qua il predicator
vecchio della Madonna della neve, et chiamato indietro il successore
suo già installato; io ne feci l’instanza a requisitione della duchessa
di Sassonia [Anna Magdalena von Sachsen-Lauenburg].
Un conventuale portato dall’ambasciator di Venetia [Giovanni Grimani],
chiamato Francesco Antonio Menghi da Forlì, non havendo potuto per mezzo
d’infinite raccommandationi spuntare da me, mentre non era nella lista
del generale [Giovanni Battista Berardicelli], d’entrare nel
collegio, ricorse per consiglio a’ giesuiti per risapere chi erano le
dame mie più favorite in Praga, per valersi anche del mezzo loro. Et
il giesuita gliene diede notate due, tra le quali era la prima la duchessa
di Sassonia; l’altra non l’ho potuta risapere. Ho cantato la messa io,
et tenuto a desinare meco i canonici. Dal Thein sogliono venir sopra
con la processione, e si fa questo giorno la predica boema in chiesa
[S. Veit], la tedesca nel cemiterio. S’è finita a stampare
l’historia del nostro viaggio e ritorno da Roma, messa in versi latini
da don Avanzo [Petrus d’Avans], e distribuita subito* a diversi.
Ho cantato anche il vespro, e s’è data di nuovo a baciare la reliquia
di S. Vito.
16 [junius 1638]
Fu fatto un brutto pasquillo in Roma contro il [Lorenzo] Brigido,
per esser egli di puoca nobiltà, et pure favorito sopra tutti dal principe
[Johann Anton] d’Eggenberg.
È morta a Crembs la | [143] sorella [Polyxena Susanna]
della freylle Christina [Regina Jörger], moglie del bizarro
[Johann Wilhelm] di Wallstein, e lascia tutto il suo alla medesima,
mentre il marito l’haveva in vita trattata male. Era heretica.
Ho restituito al luogotenente colonello del [Melchior von]
Hätzfeldt, chiamato von Tüngen [Thüngen], li due quadri del
vescovo d’Herbipoli [Franz von Hatzfeld] da portarglieli, e
me ne diede una ricevuta.
17 [junius 1638]
Andai coll’abbate di Strahoff [Caspar von Questenberg], Kinigsal [Johann
Greifenfels], don Lino [Vacchi] et 4 cappucini a visitare
il mio seminario, nelle scole basse, per tutto mi recitorno versi, et
distribuii poi alli recitanti e ministri loro una corona et una imaginetta
per uno.
Poi chiamai io solo li miei alunni a uno a uno per sentire i gravami
loro, e se le cose passavano bene nel seminario. Al desinare feci io
le spese per la mia tavola, alli altri seminaristi aggionsi al solito
una vivanda et un seitel di vino per uno, distribuendo anche dalla mia
tavola a ciascuna delle altre qualche vivanda. Fecero due sermoni in
latino 2 delli miei alunni assai bene, mentre si mangiava. Doppo pranso
chiamati tutti feci un puoco d’essortatione a loro, e giaché l’officiale
[Georg Peischelius] non vi poteva attendere del continuo, dichiarai
per vicerettore il provisore, a cui in absenza dell’altro, il quale
pure sino ad altro ordine riteneva il titolo di rettore, dovessero ubidire.
Vedessimo anche il sito dell’abbate di Kinigsaal di là dalla torre grande,
comprato per fabricare un seminario simile a quello del Strahoff per
i suoi. V’è una buona casa, con un giardino assai grande utrinque, e
merita bene la spesa di 1.000 talleri, che egli v’ha impiegati. Io gli
ho donato una casa dalla medesima banda, che fruttava forsi 8 schock
l’anno al seminario, con patto che dovesse fabricare presto ut super.
18 [junius 1638]
Ho fatto intimare al padre [Martinus] Santino, che sopra la
sua nupera instanza crederò bene in quanto a me che quei della casa
professa siano innocenti nel fatto della protesta, ma perché il mondo
non resta capace, come in una tal occasione non concorrino tutti nel
votare, non posso gratificarli secundum instantiam factam, se però in
scriptis detestassero il fatto delli altri, all’hora sì che saria un’altra
cosa. Intanto ho ordinato che predichi domenica in S. Wenceslao uno
del Strahoff , e mentre i giesuiti per tutto hanno lasciato i cathechismi,
supplischino per* tutto* quei del Strahoff, et quei della Madonna della
neve.
Il colonello [Enrique Paradis], doppo il suo ultimo accidente
di malattia, sta tutto fuori di sé, non conosce quasi alcuno che la
moglie [Ursula], e non parla | mai.
Il dottor Elia [Colbius] deve esser quello che ha messo in
testa al [Jaroslav von] Martinicz il bel pensiero di quel abcedario
contro il Strahoff [Caspar von Questenberg].
19 [junius 1638]
È morto d’hidropisia in Vienna il colonello Lebl [Johann Christoph
Löbl]. Mandò il padre [Martinus] Santino un memoriale
col medesimo contenuto della nupera instanza, ma perché non dice dentro
niente dell’improvare il fatto delli altri, non ho voluto alterare la
mia risolutione di hieri. Dimandai per mezzo del suffraganeo [Simon
Brosius Horstein] dal burgravio [Adam von Waldstein],
giaché li steüreinnemeri non potevano senza licenza delli luogotenenti
dar fuora i libri dove stanno notati tutti li signori, castelli, parochi,
e sudditi del regno, che dessero a loro ordine di darmeli, poiché n’havevo
bisogno per la riforma. Ma non lo volsero fare altrimenti, per sospetto
che risaprei il vero numero delle collature, colle quali pretendono
assolutamente che io non habbi che commandare, et de’ sudditi loro.
Io poi non lo volsi neanche dimandare in scriptis, come volevano loro.
20 [junius 1638]
Hebbero rumore i studenti con quelli del [Rodolfo] Coloredo,
e gliene ferirno un paggio, perché dimandato se fosse delli miei, rispose
che importa ciò a voi; ma si compose il negotio privatamente senza che
il burgravio [Adam von Waldstein] ne risapesse niente.
Volsi comprare dal di Dona [Heinrich von Dohna] il suo bene
di Solnitz [Solnice], ma perché havendogli offerto 70.000 fiorini
egli non si volse acquietare, dimandando ostinatamente 70.000 schock,
non ne concludessimo niente, restassimo però che io dovessi scrivere
a Roma se quelli forsi s’accontassero pure delli 70.000 schock, per
non perder l’occasione di fondare presto un vescovato.
21 [junius 1638]
Ho sentito messa in S. Henrico nella Città nuova, et doppo nella casa
del paroco dimandato da lui et dalli altri parochi di quella città la
nota delli loro confessati a pasqua, che portorno. Il simile feci nel
Thein l’istessa mattina, essendo stati avvisati qualche giorno inanzi
i preti ad esser pronti con le loro liste. I frati furno i più negligenti,
che non portorno nota alcuna, scusandosi con che li fossero prevenuti
i consoli della città con dimandare dalli cittadini le loro polizze.
| [144] Si trovò che gran parte non andava all’hora a confessarsi
dal paroco, ma da giesuiti, dove perché se gli suole dare la polizza
subito doppo la confessione, lasciano poi di comunicarsi. Ho desinato
dal [Rodolfo] Coloredo et poi cenato nel giardino del [Wilhelm]
Slavata dove hebbi la buona compagnia de’ cappucini per trattenimento.
22 [junius 1638]
Sono stato a S. Tomaso a fare ivi le medesime diligenze di hieri circa
le polizze della confessione pascale. Il paroco di S. Tomaso, essendo
stato dal burgravio [Adam von Waldstein] a dimandargliela,
lo trovò tanto alterato, che puoco mancò non gli minacciasse di buttarlo
giù per le scale, perché pretendono tutti questi baroni et officiali
di corte non haverne obligo, né per le persone loro, né per la famiglia.
Mandò l’Imperatore [Ferdinand III.] la risolutione che all’avvenire
il [Francesco] Chiesa mi debba pagare ogni quartale pro rata
li miei 7.000 fiorini annui, senza altro nuovo ordine suo.
Accordai il colonello [Johann Philipp] Husman con i carmelitani
di S. Gallo, li quali s’accontentano che per la pretensione che hanno
in Tachau [Tachov] d’un convento antico, egli dia loro 1500
fiorini di mettere a censo per beneficio di S. Gallo.
L’Egidio [Rubin] cascò hieri col cavallo e si ruinò talmente
il mustacchio che stette due giorni senza vedere lume, o puoter aprire
li occhi.
Ho anticipato all’abbate di Kinigsaal [Johann Greifenfels]
li 2.000 schock del suo ordine per l’anno 1638.
23 [junius 1638]
Sono stato al mio hospedale per visitarlo, e vi trovai il maggior disordine
che il prior [Vincenzo Leporio] una volta, perché uno de’ crucigeri
ricusò sopra il suo ordine d’andare in prigione, lo fece la mattina
seguente introdurvi da 4 soldati, i quali trattorno lui et un altro
assai indiscretamente con urtoni. Il signor burgravio [Adam von
Waldstein] col undercamerer [Přibík Jeníšek] vennero per
parte de’ luogotenenti a intimarmi una lettera scritta a loro da Sua
Maestà [Ferdinand III.] in materia del prohibire alli miei
ogni insolenza contro i scolari, et il portare arme prohibite, sotto
pena di esser messi subito in prigione, il che doveva anche intimarsi
alli giesuiti.
Per la vigilia di S. Giovanni si fanno per la città diversi fuochi,
attorno il quale sogliono ballare e ragazzi e citelle. |
24 [junius 1638]
Mi fece un banchetto nel giardino del [Wilhelm] Slavata l’abbate
di Kinigsaal [Johann Greifenfels], intervenendo oltre il Bartolomeo
de’ Pauli et un Michna solo padri cappucini e qualcheduno delli miei.
Trattò molto regalatamente.
Mi mostrò un pasquillo sparso da studenti, dove s’essortano ad armarsi
e resistere alli italiani e me, in versi parte latini, parte tedeschi
meschiati.
S’era appiccata nel giardino de’ cigni dell’Imperatore [Ferdinand
III.] una donna, et perché si ruppe seco la corda, ella finì poi
ad ammazzarsi con gettarsi dentro la pischiera.
25 [junius 1638]
Sono stato alle dispute theologiche di due hibernesi, che si portorno
assai bene, nel mio seminario, et ciò principalmente per honorare li
signori Kawka [Jan Kavka] e [Franz Karl von] Sternberg,
alli quali erano dedicate le conclusioni, li quali v’intervennero parimenti
col Kawka giovane [Jan František]. Restassimo poi tutti a desinare
nel convento delli hibernesi, facendo il banchetto il signor Kawka.
26 [junius 1638]
Furno da me il signor [Friedrich] di Tallnberg e scrivano del
regno [Christoph Wratislaw] commissarii dell’Imperatore [Ferdinand
III.] per trattar meco sopra il restituire alli giesuiti le cathedre.
Era gia qui questa commissione l’ordinario passato, ma perché si trovò
fuori di Praga il scrivano del regno, il signor di Tallnberg non m’intimò
altro per all’hora se* non* che Sua Maestà desiderava non dovessi scrivere
né lasciar scrivere altri sopra il caso occorso con giesuiti, inanzi
che Sua Maestà venisse meglio informata. In questo mentre intesi che
i giesuiti per la città si vantavano che c’erano lettere qui che m’inhibiriano
altre simili risolutioni et che mi si doveva dare una riprensione sopra
il passato, perciò io scrissi un viglietto al Talnberg, pregandolo se
era così, non m’intimasse la sua commissione, ma la* differisse sino
che io n’havessi informato Sua Maestà. Egli m’assicurò che non c’era
dentro riprensione alcuna, et così li lasciai venir hoggi, e loro quidem
non mi dissero molto, ma mi diedero solo a leggere et poi a copiare
la medesima lettera, nella quale si parlava molto rissentitamente contro
la detta prohibitione, essaggerando il mio modo troppo rigoroso et precipitoso
di procedere, d’onde potevano nascere moltissimi inconvenienti, et si
perdeva con danno della riforma il credito a’ giesuiti, pretendendo
Sua Maestà che in avvenire io non debba procedere a simili risolutioni,
senza dargliene prima parte. Io in risposta dimandai tempo da rispondere
col prossimo in scriptis a Sua Maestà. | [145]
27 [junius 1638]
Vennero sopra il caso occorso altre nuove risolutioni, commandando l’Imperatore
[Ferdinand III.] che il S. Henrico di Colobrat [Kolovrat],
il Georgio [Vilém] Michna, il Cottwa [Andreas Kotva]
et il Gintzel [Abraham Günzel] andassero a pigliare dalle mani
del rettore de’ giesuiti [Georgius Meridies] tutti i privilegii,
scritture et appartenentie della Carolina, sì come anche i beni, lasciando
a’ giesuiti solo la continuata administratione nelle chiese di essa,
per ritenere il tutto a nome di Sua Maestà, la quale con un’altra patente
publicò per protettor regio della università il signor [Friedrich
von] Talnberg, (et questa patente si doveva leggere coram studiosis
dal signor giudice maggiore [Heinrich von Kolovrat]) a cui
dava autorità da puoter confermare nelle letture i professori delle
leggi e medicina, et anche di far promovere i soggetti idonei nelle
medesime facultà. Tutto questo però non fu esseguito che molti giorni
doppo, per causa dell’absenza da Praga del signor di Colobrat. I decreti
poi sopra questa materia erano formati con particolare lode de’ padri,
a’ quali non s’imputava colpa nessuna di questa estorta risolutione,
ma solo ad altri contrarii in genere, i quali s’incolpavano d’haver
sempre contrariato il jus di Sua Maestà nella Carolina et per passione
et per tirare avanti la loro ambitione.
28 [junius 1638]
Furno da me i commissarii, pregati per vedere d’accommodare le differenze
tra li conti di Firstenberg e la mia cognata [Thekla Lavinia von
Harrach], ma si sconcluse affatto il negotio, perché il dottore
delli conti voleva per forza rihavere Cornhaus [Mšec], e dare
alla mia cognata in pagamento la casa di Vienna, levandola alla figliuola,
neanche gli passava che 2.000 fiorini di spesa per finire di pagare
la casa di Hoffkirchen, e rivoleva subito i figliuoli [Katharina
Eleonora, Franz Wratislaw von Fürstenberg], il che non si puoteva
accettare.
29 [junius 1638]
Fece il signor burgravio [Adam von Waldstein] nozze al suo
gentilhuomo lorenese con una gentildonna accettata da lui in casa per
maggiordoma di buon humore e ricca di 20 in 30.000 fiorini. Non puotessimo
per la pioggia grande mangiare nel giardino, perciò si fece la festa
nel tafflstuben a una tavola lunga quanto era tutta la sala, e si ballò
doppo pranso sino alle 5, giocando in tanto parte di noi altri a reversina.
Tra altre belle dame, fu una zitella di Scerotin detta* Angelina* [Anjelina
Sibylla Žerotín] heretica di 14 anni, che sta con la | [Sidonia]
Schlickin vecchia, che meritò lode assai di bellezza.
30 [junius 1638]
Partì l’Imperatore [Ferdinand III.] da Vienna verso Praga,
facendo la strada di Nichlspurg [Mikulov], e* Leitomischel
[Litomyšl] per i suoi beni proprii*. Accettò il colonellato
di Giavarino [Győr] il principe Massimiliano di Liechtenstain,
si crede con patto debba finire quelle fortificationi a spese proprie.
Il conte Filippo di Mansfeldt è fatto colonello di Vienna, et il suo*
capitanato delli arcieri è stato offerto al marescial [Ottavio]
Piccolomini.
Il [Wilhelm] Slavata ha dato ad intendere alla Imperatrice
Leonora [Eleonora], come che i luogotenenti si fossero dolsuti
che io mi fo pagare per la licenza da confessare un tallero, e, se la
piglia un giesuita, due.
Volsi mandar hoggi alli 2 commissarii [Friedrich von Talmberg, Christoph
Wratislaw] la mia risposta in scriptis per l’Imperatore sopra le
cathedre, ma si scusorno, non volendola che a bocca, onde la mandai
direttamente io stesso a Vienna, et consisteva in che in somma non poteva
farlo senza che i giesuiti prima s’humiliassero &. | [146]